Forse è questa dolcezza che il tiglio,
come vino che inebria la mente,
abbondante discioglie nell’aria
della sera già calda di maggio
Forse è il sole improvviso di maggio
che riscuote il mio tiglio dal sonno
in cui vegeto, già vecchia e stanca
come arida zolla discosta
Forse è la primavera che maggio
spinge dentro e ribolle il mio sangue
nuovo e vivo. Una lacrima scioglie
la mia maschera. Sono tua: guardami
Sento pace profonda nel ventre
che già sterile il nulla minaccia.
Ora muovimi ancora più forte
e più in fondo al destino. Cercando
28.V.2017
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il tiglio l’olmo il faggio il platano il pioppo
tante altre essenze esotiche e no
tutte le conifere
fatta eccezione per il cipresso e il pino ad ombrello
per quanto certamente presenti nei parchi delle città
e delle ville dei signori
sono stati nella mia giovinezza solo nomi
circondata com’ero da ulivi carrubi mandorli agrumi questi ultimi
carnosi colori invernali arricchiti del sole dell’estate
alberavano le strade al paese gli oleandri e le mimose
in piazza svettavano le palme da dattero
e un eucalipto solitario in un angolo di strada portato da un emigrato
chi sa
quando
già milanese da anni
feci una gita a imbersago e camminammo tra i boschi lungo l’adda
c’era una sposina appena maggiorenne e madre d’un piccolissimo
veniva dai nebrodi
gente pastorale di montagna
mi disse
indicandomi un albero
questo è…
io sorpresa di lei che veniva da un altro mondo chiesi
come fai a saperlo
dalla corteccia
conosco moltissimi alberi dalla corteccia
perché tu no
fu la sua risposta sorpresa della mia ignoranza
cercherò il tiglio tra gli alberi del parco e il suono delle tue parole
ricorderò
allietandomi
è tardi, ormai, ma dovresti annusarne il profumo dolce!
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