Minuzie

…una storia
narrata di minuti affanni
affollata
di
silenzi
pone
domande che non hanno
risposte
ma
orizzonti
tanti
quanti sono i lettori non è

la mia storia

4 pensieri su “Minuzie

  1. …la mia storia è questa
    ebbi un compagno di scuola
    l’anno della maturità
    bravo vignettista
    dalla mano precisa
    senza
    ripensamenti
    bastava proporgli un tema e
    velocissimo di tratti
    la vignetta era realizzata
    o la striscia
    se il tema aveva più sviluppi

    era bello assai

    tra tutti noi di classe
    era l’unico che vivesse in pensione
    per via che la casa paterna
    in un piccolissimo villaggio di pescatori
    non aveva collegamenti idonei
    con la scuola
    per viaggiare
    quotidianamente

    così
    questo fatto
    lo lasciava apparire ai miei occhi come
    più maturo
    di tutti noi altri della classe
    già
    uomo

    e io….

  2. …le mie storie sono tutte così
    prive d’affanni e sottintesi
    non hanno lettori
    a cui accendere orizzonti di domande
    e turbinii
    d’infinite risposte
    appena
    appena
    accennate…

    come prove feconde d’autore

  3. …d’un autore la storia ha protagonista le vetrate
    e primi piani ombrati da quelle
    così che non ciò che si racconta
    ma come lo si racconta
    importa
    che quello che si racconta è semplice
    e
    le vetrate
    turbano
    esasperando
    il
    semplice…

    delusa d’un amore finito
    rivelatosi solo quello di un libertino
    scappa
    nella notte col cuore spezzato
    e si rifugia
    distrutta
    dove
    al bancone d’una tavola calda dalle grandi vetrate
    tutte
    scritte
    che la fotografano di primi piani agli occhi dell’autore e
    sporca di labbra d’un gelato offertale
    da
    un bellissimo a servire
    s’addormenta
    riverso
    il capo
    con una guancia sul bancone
    e il viso esploso in quelle labbra sporche carnose rosse invitanti
    così che il belloccio delicatamente baciandola
    la ripulisce

    finge di dormire e poi sparisce migliaia di chilometri altrove

    trova lavoro
    dove
    in due diverse tavole calde
    una di giorno e
    l’altra
    di notte
    che l’insonnia l’avrebbe fatta ammattire
    e le vetrate continuano ad essere agli occhi dell’autore

    lei vive del ricordo di quel bacio e

    dopo un anno
    si risiede
    al bancone del belloccio
    si riaddormenta le labbra sporche di gelato
    e abbraccia
    il
    bacio

    puntualmente rinnovato

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